venerdì 17 febbraio 2017

PAZIENZA

Crescere un figlio è l' impresa più titanica che ci possa essere, altro che storie.
Perchè anche quando la responsabilità economica è sulle spalle altrui (perchè magari in quella fase della tua vita sei disoccupato/a ) e ti aspetteresti la comprensione minima, fisiologica, sindacale, umanitaria di chi dovrebbe capire il tuo abissale disagio interiore - a cominciare dal senso di colpa personale, che ti flagella ricordandoti di essere una risorsa improduttiva, una vile, inutile zavorra - quella mano invisibile ed implacabile comincia a serrarsi in una stretta sempre più micidiale, togliendoti il respiro e rendendoti oltremodo debole, inadatto alle sollecitazioni del mondo esterno.
Ma se hai un figlio (o più di uno) da allevare, senza che nessuno dei tuoi parenti o amici intervenga a darti una mano, tutto assume' aspetto di un inferno ancora più grande.
Perchè quell' esserino che piange, strilla, sorride, ti guarda e cerca di afferrarti con le sue manine, ha bisogno di te e tu devi intervenire. E ti metti in azione.
Impari a cambiare i pannolini con la stessa bravura e velocità dei meccanici della Ferrari quando cambiano le gomme della macchina durante un pit-stop, eccome.
Oppure inizi a preparare le sue pappine con la stessa perizia di un farmacista che misura con estrema precisione tutto quello che entra nel suo piattino. Come no.
Io, che purtroppo odio il formaggio - e gli insaccati, i salumi in generale -  da tutta una vita, ero costretto a tapparmi il naso per rovesciare il parmigiano nella sua pappina, solo perchè a lei non venisse a mancare quell' alimento sano e fisiologicamente importante per la sua nutrizione.
Non so quante volte ho assistito colate ed emissioni sulfuree di vomito (di solito i famigerati virus che portano con sè i simpatici sintomi di vomito e diarrea) e ripulito minuziosamente i "luoghi del delitto" dopo tali apocalittici scenari.
Ovviamente sempre, o quasi, con infinita pazienza. Altre volte accompagnando i miei movimenti con imprecazioni e turpiloqui tali da ribaltare l' intera volta celeste e facendo precipitare i santi dalle nuvole.
Ma sempre spinto da quella forza infinita e potentissima che si chiama amore paterno.
Quello stesso che mi faceva sentire il cuore caldo anche se nel mondo reale la temperatura effettiva attorno a me fosse stata inferiore ai 70 gradi sotto zero.
Il medesimo meccanismo che si innesca e ti farebbe avviare felice sotto un rullo compressore, a patto che le tue creature siano in salvo e stiano bene.
Purtroppo, a volte, quando diventano adolescenti (almeno nel mio caso) avviene qualcosa di inspiegabile, tipo che inizino a considerarti un estraneo, a rinnegarti, e forse pure a odiarti, a prescindere. Imputandoti colpe non tue, ma questo è tutto un altro discorso.
Ti senti un po' morire, ma pazienza.






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